2 dic 2011

REALMENTE ACCADUTO

La mia bicicletta dopo 
l'incidente.
Il codice della strada definisce come "velocipedi" tutti quei veicoli con due o più ruote a propulsione esclusivamente muscolare. Così il mio "velocipede" che altro non è se non una vecchia bici da corsa, probabilmente coetanea di quelle utilizzate da Coppi, stamane fila veloce e liscio come l'olio sul lungomare. 

Lo sforzo ai pedali, complice un leggero vento di ponente alle spalle, è veramente minimo e la mia posizione raccolta "a uovo" ottimizza il coefficiente di resistenza aerodinamica. Silenzio, traffico automobilistico quasi inesistente, un gabbiano che plana lento davanti a me, il fruscio degli ingranaggi perfettamente oliati, cielo azzurro, cazzo come vado veloce, sembra di volare.

E infatti di li a poco volerò davvero. Il conducente di un'auto posteggiata al margine della carreggiata spalanca improvvisamente la portiera e....crash! L'impatto è inevitabile. Decollo, faccio una capriola in aria e atterro pesantemente sulla schiena.

Segue la solita procedura,ambulanza, pronto soccorso, pratiche assicurative e una impietosa diagnosi: clavicola e due costole fratturate. Dopodichè, con le ingessature del caso, mi accingo a vivere su una poltrona del salotto e a sorbirmi la TV per circa un mese. Oggi, a due anni dal fatto, inforco con soddisfazione una tecnologicissima mountain bike che può sviluppare fino a 30 rapporti (10 al cambio e 3 al deragliatore), biammortizzata, con telaio in alluminio e pneumatici scolpiti a larga sezione.

Pure lei, utilizzando il giusto rapporto può raggiungere velocità molto elevate, e sicuramente ne sfrutto tutte le potenzialità, anche se, per essere sinceri, mi manca una cosa. E' che non provo più quella inebriante sensazione di ....volare. 

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