9 ago 2011

MA DOVE SONO FINITE LE RAGAZZE BRUTTE ?

Un'opera di Fernando 
Botero  pittore colombiano
Dove sono finite quelle di cui una volta educatamente si diceva "è un tipo" oppure "è una piacente", quelle insomma per cui non si poteva entusiasticamente affermare che appartenevano alla invidiata categoria delle strafighe? Dove sono dunque finite le cosiddette "cozze", "cessi",chiattone", "chiaviche" e così via? Il fatto è che sono, nel vero senso della parola, finite, estinte, come i dinosauri.

Madre natura (e magari anche un tantino di chirurgia estetica) è infatti sapientemente intervenuta attuando una specie di mutazione genetica e loro, le brutte, non esistono più. Basta passeggiare per una qualsiasi spiaggia della penisola dove l'altra metà del cielo espone orgogliosamente la quasi totalità della propria abbronzata epidermide e ci rendiamo subito conto che le ultime generazioni femminili appartengono ad una nuova specie antropologica.

Data la mia ormai lunga permanenza in questa "valle di lacrime" posso competentemente testimoniare come le tipologie femminili che mettevano in subbuglio l'apparato ormonale mio e dei miei coetanei appartenevano verosimilmente ad un altro pianeta e come le cosiddette bruttine, per le quali si presupponeva una illusoria e alquanto facile conquista, erano buona parte, d'altronde ampiamente considerata, della popolazione femminile.

Ora, non mi permetto assolutamente di entrare nei dettagli e di elencare quali siano e in cosa consistano le differenze tra l'una e l'altra categoria, però mi si consenta - e chiedo venia - qualche piccola ma non trascurabile considerazione di carattere morfologico.


Le "wonder girls" del terzo millennio sono di statura sicuramente superiore alla media storica, hanno aggraziati caratteri un po androgini, spalle larghe, fianchi stretti e giro vita importante che non ricorda neanche lontanamente il cosiddetto "vitino di vespa", sex symbol dei nostri progenitori. 

Sotto la loro pelle, abbondantemente trattata con cosmetici di ogni fatta, non alberga quel più o meno sottile strato di grasso sottocutaneo (non dimentichiamoci le prosperose dame del rinascimento, ideali femminini epocali) che tanto contribuiva ad addolcire le fattezze esterne, ma si intravedono muscoli tonici e forti. Lo sguardo (francamente a volte rimango intimidito) è diretto, spesso indagatore, e si contrappone decisamente allo "sguardo ridente e fuggitivo" di pascoliana memoria.

Tanto e tante altre cose sarebbero ancora da dire in proposito, ma non voglio tediare ulteriormente chi legge, mi riservo solo di affrontare prossimamente il medesimo argomento, però sotto l'aspetto comportamentale e di carattere, aspetto che ritengo possa riservare notevoli sorprese. Comunque sia, viva le ragazze di questa epoca e ciao a tutti.

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